L’Unione Europea ha approvato nuove regole per la gestione dell’IVA digitale e della fatturazione elettronica, chiudendo una lunga fase di mancanza di coordinamento tra Stati membri, carenze normative e limitati controlli incrociati. L’obiettivo di queste misure è ridurre le frodi fiscali e colmare le lacune sfruttate nel commercio online, che spesso consentono a molti operatori di evitare di pagare le tasse.
Dopo un processo di discussione durato due anni, il Consiglio Ecofin ha votato a favore delle nuove norme proposte dalla Commissione l’8 dicembre 2022. Queste regole si concentrano in particolare sul settore dell’e-commerce e delle piattaforme digitali come Airbnb, Uber e simili, prevedendo tre principali cambiamenti che entreranno gradualmente in vigore. Entro il 2030, le comunicazioni relative all’IVA tra Stati membri dovranno essere obbligatoriamente digitali. Inoltre, le piattaforme di trasporto e di alloggi a breve termine, come Uber e Airbnb, saranno responsabili della riscossione dell’IVA dai consumatori e dovranno trasferirla agli Stati nazionali. Un ulteriore obiettivo, previsto entro il 2035, è rendere interoperativi tutti i sistemi fiscali dei singoli Stati membri, così da permettere uno scambio automatico di informazioni e ridurre le spese amministrative per le imprese.
La questione delle piattaforme digitali, come le agenzie di affitti brevi o i servizi di trasporto, è particolarmente rilevante. Ad oggi, molti dei fornitori di questi servizi (autisti privati o affittacamere) non pagano l’IVA in quanto piccoli operatori o privati non tenuti alla registrazione fiscale. Questo sistema genera una significativa evasione fiscale e crea una concorrenza sleale con gli operatori tradizionali che rispettano pienamente le normative. Con le nuove regole, le piattaforme saranno tenute a riscuotere l’IVA applicandola direttamente sul prezzo di affitto o servizio. Secondo le stime della Commissione Europea, questo cambiamento potrebbe generare fino a 6,6 miliardi di euro di entrate aggiuntive all’anno.
L’accordo politico raggiunto include tuttavia alcune eccezioni, concedendo maggiore flessibilità agli Stati membri. Ad esempio, è stata ampliata la definizione di "locazione a breve termine" a fini fiscali e i Paesi membri avranno la facoltà di esentare le piccole e medie imprese da alcune di queste nuove norme. Inoltre, per facilitare l’applicazione, è previsto un breve periodo di transizione.
Un ulteriore aspetto rilevante della riforma è la fatturazione elettronica. Le istituzioni europee stimano che la fatturazione elettronica potrebbe ridurre le frodi sull’IVA di circa 11 miliardi di euro all’anno, e diminuire i costi amministrativi per le imprese di circa 4,1 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Questo cambiamento richiederà anche un superamento dell’attuale modello di "sportello unico".
Attualmente, le imprese possono gestire l’IVA sulle vendite intra-UE tramite lo sportello unico di uno Stato membro. Tuttavia, sono ancora tenute a registrarsi a fini IVA in ogni Paese in cui vendono prodotti. Le nuove regole permetteranno una registrazione unica per tutta l’Unione Europea, estendendo anche lo sportello unico ad alcune transazioni come la vendita di elettricità o gas tra Paesi UE. Questo sistema, dunque, semplificherà notevolmente le operazioni per le imprese e abbatterà i costi di conformità.
Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha sintetizzato così il cambiamento: “Fatturazione elettronica per combattere le frodi, partita IVA unica per aiutare le PMI, parità di condizioni tra operatori tradizionali e operatori di piattaforma”. L’obiettivo è rafforzare il mercato unico europeo, modernizzando le pratiche fiscali e rendendo più equo il panorama competitivo.